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Chiesa romanica di San Giovanni in Montorfano

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L’attività di estrazione e lavorazione del granito, che ha così profondamente segnato le caratteristiche e lo sviluppo della zona, sembra aver avuto degli inizi storicamente abbastanza determinabili. Fino al medioevo in tutte le opere rilevabili nella zona di Mergozzo c’è una netta e a volte quasi esclusiva presenza di gneiss derivante dai massi erratici (“trovanti”) ben diffusi un tempo nel territorio e delle altre rocce scistose (es. micascisti) che affiorano in tutta la zona e che, grazie alla presenza di piani di spacco ben definiti, presentano una maggiore facilità di lavorazione.
Ad eccezione della chiesa romanica di San Giovanni in Montorfano (XII sec.), tutti gli altri oratori romanici di Mergozzo e frazioni databili tra l’XI e il XII sec. non presentano utilizzo di granito bianco.
Periodo ottimale per la visita:Tutto l’anno
(autostrada A26 uscita Gravellona Toce in direzione Verbania, dopo circa quattro km, 300 metri prima del ponte della ferrovia Milano-Domodossola, sulla sinistra parte la carrozzabile per la fraz. Montorfano di Mergozzo. Dall’uscita dell’autostrada alla chiesa: 10 minuti).
Descrizione
Tempo necessario per la visita:30 minuti.

Montorfano di Mergozzo: la chiesa romanica di San Giovanni

 

La facciata della chiesa.

 

particolare degli archetti della chiesa di San Giovanni.

 
Descrizione specifica del manufatto:
Si tratta di una chiesa del XII sec. con una sola navata a croce latina, rivolta ad oriente, con una cupola ottagonale, terminante in un’abside con finta tribuna esterna.
A fianco della attuale chiesa sono stati riportati alla luce i resti di una chiesa precedente a tre navate con a fianco un battistero. Scavi archeologici hanno infatti riportato in luce sotto il pavimento dell’attuale chiesa un fonte battesimale paleo cristiano a pianta ottagonale. Si può così desumere l’importanza che doveva avere il sito a quell’epoca.
Il particolare fascino della chiesa, oltre che per i motivi citati, deriva anche dall’insolito effetto risultante dall’insieme dei materiali utilizzati per la sua costruzione: serizzo (Ortogneiss) dei massi erratici, granito bianco e, soprattutto nelle parti decorative, pietra d’Angera insieme al cotto.
Il granito bianco utilizzato si presenta però in alcuni casi profondamente alterato. Ciò indica che quasi sicuramente si tratta di materiale proveniente dalla coltre di alterazione affiorante (nel gergo locale “caplasc”) e non frutto di escavazione profonda, che è testimoniata solo qualche secolo dopo da opere come le dodici colonne del porticato del Lazzaretto a Milano (1506).
Bibliografia:
Aa.Vv., Ossola di pietra nei secoli, Antiquarium Mergozzo, 1978
COLLI E., Mergozzo nella storia, Tip. Cattaneo, Novara, 1933
IMPERIALI D., Mergozzo, memorie storiche, Ed. Spadacini, 1969.

A cura di: Claudio A. Vicari