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La fonte dell'acqua carlina (Cannobio)

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La più nota di tutte le fonti della zona di Cannobio è quella dell’acqua Carlina, situata nella valle di S. Carlo. Dalla metà dell’Ottocento all’acqua Carlina sono riconosciute proprietà terapeutiche e, da allora, ha dissetato e curato molti personaggi famosi. Oggi l’area in cui si trova la fonte è stata risistemata e l’acqua può essere liberamente presa da chiunque.
Periodo ottimale per la visita:Tutto l’anno.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione
Tempo necessario per la visita:10 minuti, ma si può approfittare del luogo per una sosta più lunga perché attrezzato con panche.

Una delle fontane da cui sgorga l'acqua carlina

 

La scritta che indica la zona dove si trovano le fontane dell'acqua carlina

 
Descrizione Specifica del luogo:
La fonte Carlina si trova all’inizio della strada provinciale della Cannobina che collega il centro abitato di Cannobio con i paesi più alti della valle.
Il luogo della fonte è facilmente individuabile grazie al parcheggio e al cartello con la scritta “Acqua Carlina” che si trovano sulla sinistra della strada percorrendola a partire da Cannobio.
Sul luogo sono pressoché scomparsi gli edifici dello stabilimento di sfruttamento delle acque realizzato nella metà dell’Ottocento; però di recente è stato messo in atto un piano di recupero dell’area che a reso facile l’accesso all’acqua che sgorga da numerose fontane e l’intera area è stata attrezzata per la sosta.
Aspetti storici:

E’ conosciuta fin dal 1867 quando venne lanciata commercialmente, ma gli abitanti della zona ne avevano intuito le proprietà già in precedenza. All’acqua Carlina sono riconosciute proprietà terapeutiche: può coadiuvare nella cura di renella, gastrite, irritazioni del ventricolo e dell’intestino.


Nel 1866, una ragazza che soffriva di una grave malattia intestinale, arrivò da Milano per curarsi con questa “miracolosa” acqua: dopo qualche mese la ragazza era perfettamente guarita.
In seguito a questo episodio, il dottor Fossati Barbò costruì uno stabilimento idroterapico, l’albergo “Monte Carza”, che diventò noto in tutta Europa e fu frequentato da nobili d’Austria, Polonia, Russia, Prussia e Francia. Rimane testimonianza di come sia stato utile il soggiorno allo stabilimento per grandi personaggi quali la principessa Letizia Bonaparte, il prof.- Paolo Mantegazza, il principe Luigi Napoleone Bonaparte e il prof. Scipione Giordano.


Lo stabilimento era articolato in diversi edifici che sorgevano al centro di vasti parchi, ricchi di viali alberati, fiancheggiati da panchine di cemento e terracotta che servivano per il riposo di dame e signori durante le passeggiate che facevano per recarsi poco sopra l’albergo, in una zona boschiva dove sgorgava la salutare acqua Carlina.La sorgente era stata coperta e, davanti era stato realizzato un piccolo piazzale con panchine dove sostare mentre si beveva l’acqua che veniva assunta come cura vera e propria.


L’albergo disponeva anche di un servizio di diligenza per chi giungeva a Cannobio con il battello.Oggi di tutti gli edifici dell’albergo, che funzionò fino ai primi del Novecento, non restano che ruderi e l’acqua Carlina, il cui nome è un omaggio a San Carlo Borromeo, può essere gratuitamente prelevata da alcune fontane della zona.

Narrazioni:
Faceva parte dell’albergo, nei terreni nella piana al di là del fiume, anche una palazzina sormontata da una torretta che serviva per controllare i lavoratori nei poderi circostanti. Questa torretta era detta “Tur dei Balabiut” (che significa torre dei danzatori nudi) perché, si narra, che vi si ballasse in costume da bagno ed anche senza costume. Gli avventori dell’albergo potevano assistere alle danze attraverso strette feritoie. Naturalmente l’accesso alla torretta era consentito solo ai clienti dell’albergo e rigorosamente vietato ai cannobiesi.
Bibliografia:

Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol. II, 1975, Cerutti ed., Verbania

Zammaretti A., Il borgo e la pieve di Cannobio, vol. III, 1980, San Gaudenzio, Novara

Fragni A., Tranflumen, 1977, Cerutti ed., Intra

Pisoni F., Traffiume: gli statuti del 1343, 1990 Alberti libraio editore, Verbania

A cura di: Daniela Boglioni