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Approfondimento L’alluvione del 1868 e 1872 a Intra, Pallanza e Suna

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Le alluvioni a Verbania (Intra, Pallanza, Suna) ricorrono, da sempre,  quasi con cadenza regolare. Le piene del lago hanno sempre sommerso i lungolaghi e le case.





Quando si parla di alluvione viene subito in mente, “il lago alto” e le “bùzze” (piene) dei torrenti S.Bernardino e S.Giovanni.





Il lago sale lentamente e “bagna” ogni cosa. Fa meno paura del sordo rumore e della forza del fiume, che strappa e porta a valle tutto ciò che incontra sul suo cammino.





L’energia della “bùzza”, è servita per secoli per portare a lago, dalle valli interne, il legname, importante fonte di benessere economico.





Le  alluvioni sono  ricordate per la loro eccezionalità e per i danni  provocati, specialmente se sono i ponti a cadere sotto la furia delle acque.





Nel 1704 cadde il ponte romano di Santino sul S.Bernardino.





Nel 1853, 1872 e 1901 il ponte del Plusc, sul S.Bernardino.





Nel 1965 cadde il ponte alla foce del S.Bernardino.





Nel 1991 cadde in parte il ponte medioevale sul S.Giovanni sostituito da una passerella in legno.





 

L’alluvione del 1868 e del 1872 lasciarono un segno indelebile,



soprattutto nella popolazione di Intra, poiché in entrambe le occasioni venne inondato e distrutto il quartiere Sassonia.





Il fiume S.Bernardino ruppe gli argini a monte del quartiere Sassonia e proseguì la sua corsa verso il lungo lago di Intra.





Il teatro Sociale  fu eroso fino alle fondamenta, mentre il “nuovo” porto di Intra fu completamente spazzato via. Resistette solo la colonna del porto simbolo di Intra: ciò venne interpretato come buon auspicio per trovare la forza di per ricominciare.





Molti cittadini si appellarono alla pietà del Sindaco e della Commissione per i danneggiati. A titolo d’esempio si cita una testimonianza scritta in cui il calzolaio Giovanni Stella ubicato in P.za Teatro (casa Franzi), implora soccorso presso il Comune per i danni subiti:





« 21 ottobre 1872. In seguito allo straripamento del torrente San Bernardino nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 1872 si chiede soccorso per i danni subito alle merci e al negozio.





Segue l’elenco dei danni subiti :





18 paia di scarpe nuove per lire 144; 80 paia di scarpe riparate e risuolate per lire 240; 9 pelli di vitello per lire 54; 4 pelli di capra per lire 40; 3 lastre corame per lire 60; tutti gli abiti da lavoro e gli attrezzi risultano rotti o guasti ed in più un armadio per lire 60: totale lire 598».(3)





 

Periodo ottimale per la visita:Tutto l'anno.
Percorso adatto a portatori di Handicapsi
Descrizione
Tasso di difficoltàTuristico
Tempo necessario per la visita:Per visitare i segni dell’alluvione a Intra, Pallanza, Suna:
Un'ora per il giro completo in auto.Due-tre ore a piedi o in bicicletta, attraverso la ciclabile Intra-Pallanza.

Il torrente S.Bernardino travolge l'abitato di Intra, (1872). Da "Via Rigola" di Ballinari R., Verbania.

 

Segni dell'alluvione del 1868. Tacca del livello raggiunto dal lago presso il Palazzo di Città a Pallanza.

 

Segni dell'alluvione anche nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Suna.

 

I livelli raggiunti dal lago negli anni. Idrometro del C.N.R. inciso sotto la statua di S.Dazio a Pallanza.

 

Il torrente S.Bernardino travolge il porto di Intra. Solo la colonna del porto rimane in piedi.(1872).Da archivio foto di Ballinari R.,Verbania.

 

Ex Palazzo Comunale di Intra. La tacca del livello raggiunto dal lago nel 1868.

 
Narrazioni:

(1) da “Gente del Belvedere” di Carlo  Rossi.

Quella sera di gennaio del1892, l’osteria era deserta.

Sin (Teresa) era rimasta in casa sua  con Mario; Angiolino, come era solito fare da qualche tempo, dopo cena, se n’era andato per i fatti suoi in qualche bettola di Pallanza. I Ferrari erano radunati intorno al camino che mandava calore e luce con la sua fiamma vivida.

Parlavano del più e del meno; Lina, rivolgendosi al padre disse:

«Pà, raccontate qualcosa che vi è capitato in gioventù!».

Padron Pietro, intenerito dalla richiesta della sua “tusina”, scavò nella memoria ricordi lontani:

«Eravamo nel 1868; la mamma e io, sposati da alcuni mesi, abitavamo in una casetta ad Intra bassa, non lontano dal torrente S.Bernardino.

L’estate era quasi trascorsa; si era giunti alla metà di settembre, quando incominciò a piovere. I giorni e le notti trascorrevano senza che l’acqua smettesse di cadere; sembrava fossimo in pieno diluvio universale. I torrenti si erano gonfiati terribilmente. Il S.Bernardino trascinava verso il lago tronchi d’albero strappati alle montagne, grossi sassi e oggetti d’ogni sorta.Iniziò ottobre; una notte fummo svegliati da urla di spavento e da uno strano, sordo rumore. Mi buttai fuori dal letto; appena ebbi messo i piedi a terra, mi accorsi che la nostra abitazione, situata al pianterreno, era allagata. Impressionatissimo, accesi la candela che stava sul comodino. Alla sua luce, vidi uno spettacolo pauroso: l’acqua filtrava dalle fessure della porta e lentamente si

alzava di livello. Anche la mamma era ormai  in piedi; camminando nella fanghiglia, più morti che vivi dalla paura, radunammo gli oggetti più cari e importanti. Bisognava assolutamente andarsene da quel fabbricato  che poteva diventare, da un momento all’altro, una trappola pericolosissima.

Fuori si udivano grida, voci che invocavano aiuto, miste al gorgoglio dell’acqua che scorreva impetuosa.

La pioggia, intanto, scendeva con un fragore assordante. Adesso si trattava di aprire l’uscio: che cosa ci aspettava? Tirai il catenaccio: la porta si spalanco verso l’interno del locale, una massa liquida, gelida,  c’investi e ci butto a terra; Nel giro di poche ore il lago aveva invaso tutte le case di Intra bassa. Tenendo la mia “famiglia” (la mamma aspettava una creatura) stretta a me, continuai a trascinarmela dietro, cercando di avanzare; riuscimmo ad attraversare il ponte e a giungere sull’altra sponda  del torrente. Non so quanto tempo impiegammo ad arrivare alla casa dello zio Martino. Eravamo più che fradici, mezzi congelati ma salvi; il nostro pensiero correva a tutti quei poveretti che forse non avrebbero rivisto la luce del giorno. Il mattino seguente m’intabarrai e  mi avviai verso Intra, per vedere, nel caso in cui fossi potuto entrare nella nostra abitazione, se fossi riuscito a recuperare almeno il fagotto con l’oro e il poco denaro. Arrivato al limitare di quell’acqua torbida, guardai, spaventato: dove fino a qualche giorno prima esistevano case e laboratori pieni di vita, scorreva impetuoso il S.Bernardino che continuava a trasportare legna e altri materiali venuti da chissà quale luogo».

Bibliografia:

1.   Rossi C.
Gente del Belvedere
Alberti editore - Verbania
Valsesia Teresio

Val grande Ultimo Paradiso
Alberti libraio editore - Verbania
 

2.               Mariani C.

 Appunti e sunti su Intra, 2000   3. Ballinari R., La Via Rigola-Lastoria e la gente , Edito in proprio,1998 

A cura di: Carlo Ramoni