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Il sentiero del Monte Rosso

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Il monte Rosso è un rilievo montano inserito nella città di Verbania.



Esso si eleva fino a 582 m. e costituisce un ampio spazio verde, accessibile a tutti.

I Piani Regolatori della città ne hanno sempre salvaguardato l’ambiente naturale che costituisce un territorio percorso da sentieri e passeggiate storiche degli abitanti delle zone sottostanti.
Periodo ottimale per la visita:tutto l’anno
Tasso di difficoltàEscursione
Percorso adatto a portatori di Handicapsi
Descrizione
Tempo necessario per la visita:Da Viale Azari alla cima: un’ora e trenta minuti/due ore.Discesa a Suna e parcheggio: un’ora e trenta minuti/due ore.

La cappella dei Combattenti.

 

La cappella del Pellegrino.

 

L'inizio della strada rurale che dalla sommità del Monterosso,porta a Cavandone.

Il piazzale offre un tavolo per pic-nic ed è indicato come punto di osservazione delle stelle.

 
Aspetti storici:
La cappella dei Combattenti è stata eretta per onorare i caduti della prima guerra mondiale, dall’Associazione pallanzese  nel settembre 1938 (lapide). La data è seguita dall’anno XVI della E.F. (Era Fascista) secondo i dettami dell’epoca. La cappella è affrescata con un dipinto ove una donna,  inginocchiata davanti ad una croce, è di fronte ad una moltitudine di combattenti caduti che alzano una bandiera tricolore. L’invocazione dice:

«Tu che rappresenti la donna

che offre il suo amore

alla causa della civiltà

dona pace ai gloriosi caduti

fortifica i colpiti dal lutto

rendi sereni e fiduciosi

i cari che attendono

e benedici chi è combattente

per la grandezza della patria»

            Settembre 1938 – XVI

               i combattenti pallanzesi La cappella del Pellegrino dà il nome alla zona comunemente chiamata, appunto, “ul Pelegrin” (il Pellegrino). Si narra che nel secolo XIX (la data indicata comunemente è il 1820), qui vivesse un eremita. Una pietra, incastonata nel pavimento e ornata da un ramo di ulivo, ricorda l’anno di costruzione (1890) e quella di due restauri (1968 e 1997). Gli autori di quest’ultimo restauro sono elencati in un libro di narrativa locale “Gente del Belvedere”di Carlo Rossi.La letteratura dà conto (Viviani – Corbella) pag. 45 – opera citata in bibliografia 2., che anche sul Monterosso furono costruite
postazioni e piazzole del sistema difensivo Luigi Cadorna. Il Comandante supremo dell’esercito italiano, nella prima guerra mondiale, era nativo di Pallanza.
A lui era intitolata la locale Associazione Combattenti che ha costruito la cappella.
I reperti militari erano ubicati all’interno del parco del ristorante agrituristico. Di essi si individuano ancora solo labili tracce.
Esistono anche incisioni rupestri. Esse possono essere rintracciate lungo la strada forestale che dal “Pellegrino” scende a Cavandone, nei pressi di un altro agriturismo, detto dei Pinato, dal nome dei conduttori.
Lungo i sentieri che scendono a Suna vi sono cartelli che illustrano altre evidenze della vita rurale ed ancora qualche incisione rupestre.
Biganzoli Bibliografia 3…………
Il paese di Cavandone mostra costruzioni in pietra, tetti ancora in piode, manufatti ed espressioni architettoniche tipiche del luogo.
L’ambiente è improntato alla rusticità in una cornice montana e silvestre.  La chiesa parrocchiale è posta a valle dell’abitato. La sua costruzione risale al 1500 con significative trasformazioni successive (1700).
Sul muro esterno del vicino cimitero un cippo ricorda Beniamino Cobianchi, un giovanissimo partigiano ivi fucilato.
Scendendo verso Suna si incontra l’oratorio della Madonna del Buon Rimedio, un antico romitorio, ancora oggi meta della devozione delle genti locali.
Più in basso una torre medioevale è stata trasformata per il soggiorno.La “Torraccia” è un’antica torre nel sistema di avvistamento degli antichi feudatari Borromeo.

Connessioni con altri temi:
Storia delle vallate alpine.
Bibliografia:

1.      Rossi C.      Gente del Belvedere      Alberti Libraio Editore Intra 1999

2.      Viviani A. – Corbella R.

La linea Cadorna

Macchione Editore-Varese 2000

3.      Biganzoli  A.

A cura di: Carlo Ramoni