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Il salice bianco

Le zone centrali del percorso del torrente S.Bernardino, umide e ricchissime di vegetazione (in alcuni punti addirittura impenetrabile), contrastano con la secchezza dei versanti rivolti a sud dove si risente del clima insubrico del Lago Maggiore. Le profonde forre (fossati ripidi e scoscesi prodotti dall’erosione delle acque), caratterizzano gran parte del corso del torrente e dei suoi affluenti. Lungo questi pendii si sono insediate  diverse specie vegetali, caratteristiche di luoghi umidi e ombrosi, tra cui il salice bianco.

Periodo ottimale per la visita:Tutto l'anno.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione

Il salice bianco.

 
Descrizione specifica del manufatto:

Albero alto fino a 20-25 metri, con tronco diritto, chioma ampia e lunghi rami ascendenti e divaricati, di colore bruno chiaro. Le foglie sono caduche, ovvero si staccano dai rami con l'avvio della stagione sfavorevole. Sono strette (1-2 centimetri di larghezza e 7-10 di lunghezza), acuminate all'estremità e con margine finemente seghettato; la pagina superiore è lievemente lucida, mentre quella inferiore è argento-sericea a causa della presenza di una fine peluria. In marzo-aprile, contemporaneamente alle foglie, compaiono i fiori .Assai rudimentali, essi sono costituiti da una piccola brattea alla cui ascella sono situati due stami (nel caso dei fiori maschili) o un pistillo (nel caso di fiori femminili). I singoli fiori sono riuniti in lunghe e morbide infiorescenze a forma di spiga (amenti); ogni pianta porta infiorescenze o solo maschili o solo femminili. I frutti sono delle piccole capsule che, a maturazione, si aprono a metà, lasciando fuoriuscire numerosi semi piccoli e bruni, ciascuno dei quali è provvisto di un folto ciuffo di peli che ne favorisce la dispersione ad opera del vento. Albero molto antico, di cui si riconoscono resti fossili risalenti a circa 60 milioni di anni or sono, il salice bianco ha oggi una ampia diffusione: è infatti presente in tutta l'Europa centro-meridionale, nell'Asia centro-occidentale e nell'Africa settentrionale. In Italia lo si trova in tutta la penisola e anche nelle isole, sulle Alpi si spinge fino a 900-1500 metri. Predilige i terreni leggeri, freschi, umidi ed è presente lungo i corsi d'acqua (sul greto dei torrenti e nelle zone periodicamente allagate spesso in associazione con il pioppo). Il salice bianco è coltivato e allevato a "capitozza" (tecnica colturale che prevede la potatura completa) per produrre pertiche e vimini, ed è impiegato per consolidare i terreni di ripa e franosi. I giovani rami vengono usati per fissare ai sostegni i tralci di vite. Il legno, leggero e poco pregiato, fornisce un carbone usato nella fabbricazione della polvere pirica, ed è utilizzato inoltre per produrre tavolame, imballaggi e carpenteria minuta, pasta da carta e, soprattutto in Olanda, per fabbricare zoccoli. La corteccia contiene una notevole quantità di tannino e trova un largo impiego nella concia delle pelli. Contiene inoltre la salicina, da cui si ricavò per qualche tempo l'acido salicilico, che oggi viene ottenuto sinteticamente.

Aspetti storici:
Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname in precedenza ridotto in borre e borretti  fino alla foce, a lato di Intra. I tronchi tagliati e marchiati venivano fatti scivolare nel letto del torrente; qui venivano ammucchiati in attesa che la piena naturale o provocata da dighe, li trasportasse a valle.Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese  su tutto il bacino del Lago Maggiore. I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone.La flottazione  ebbe termine, con l’avvento delle rogge che convogliavano l’acqua necessaria a fornire l’energia idraulica per le macchine delle prime industrie tessili del Verbano. Siccome il metodo della flottazione provocava danni alle prese d’acqua delle rogge ed agli argini, fu abolito.
Bibliografia:

1.   Teresio V.

Val grande ultimo paradiso Alberti libraio editore, Verbania 1987

2. Ferraioli E. , Pozzi G.

Atlante degli alberi d'Italia. Le guide airone      Editoriale Giorgio   Mondatori,1987 3.Selezione dal Reader’ Digest.

Biblioteca per chi ama la natura

Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia.

Edizioni Reader’Digest , Milano 1983

 

A cura di: Ramoni Carlo