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La vita di Antonio Rosmini

Antonio Rosmini nasce a Rovereto, in provincia di Trento, il 24 marzo 1797, in una famiglia di ricchi commercianti di seta.  


 


Il giovane Antonio, educato negli studi elementari in casa, frequenta poi il liceo pubblico dove dimostra subito grande intelligenza e vastissimi interessi culturali.


 


Ancora adolescente sente forte il richiamo a Dio come si può leggere in questa sua annotazione dell’anno 1813 “Quest’anno fu per me anno di grazia, Iddio mi aperse gli occhi su molte cose e conobbi che non vi era altra sapienza che in Dio”.


 


Sui 17-18 anni si palesa in lui la vocazione sacerdotale; terrà sempre ferma questa sua decisione anche contro il parere dei genitori, che lo vorrebbero invece continuatore dell’illustre casato.


 


Rosmini viene ordinato sacerdote nel 1821. Seguono alcuni anni di raccoglimento, di ritiro, di meditazione e di studio nella casa paterna a Rovereto, in attesa di conoscere con chiarezza quello a cui Dio lo ha destinato.


 

Nel 1828 fonda  l’Istituto della Carità presso il Sacro Monte Calvario di Domodossola, che ha per fine la salvezza e la perfezione delle anime dei suoi membri nonché la professione della carità in tutte le sue forme, spirituale,

intellettuale, corporale.


 


Nel 1829 il papa Pio VIII lo invita scrivere libri “per prendere gli uomini con la ragione e per mezzo di questa condurli alla religione”.


 


Il seguito della sua vita si svolgerà dedicata a queste due attività: la direzione dell’Istituto religioso da lui fondato (al quale, qualche anno dopo si aggiungerà la congregazione delle Suore della Provvidenza) e l’opera di pensatore e di scrittore per il rinnovamento della filosofia e teologia cristiana.


 


L’Istituto si svilupperà prima in Italia (soprattutto nell’ambito culturale, dell’educazione alla gioventù, scuole e collegi), ma in pochi anni a Rosmini verrà anche chiesto di inviare religiosi, sacerdoti dell’Istituto della Carità, per le “missioni al popolo” in Inghilterra e Irlanda. Rosmini segue personalmente ogni fondazione; ha somma cura, prima di tutto, di “formare teologicamente e asceticamente i suoi religiosi”, per formarli al vero spirito dell’Istituto.


 


Nel 1839 (20 settembre) il papa Gregorio XVI approverà l’Istituto della Carità, e nelle Lettere apostoliche di approvazione aggiungerà di sua mano questo elogio di Rosmini, chiamandolo “persona fornita di elevato ed eminente ingegno, adorna di egregie qualità d’animo, sommamente illustre per la scienza delle cose divine ed umane, chiaro per la sua esimia pietà, religione, virtù probità, prudenza e integrità, e splendente di meraviglioso amore e attaccamento alla cattolica religione e all’Apostolica Sede”.


 

Nella sua opera di pensatore e di scrittore, che veniva man mano compiendosi con la pubblicazione di diverse opere che investivano tutti i campi del sapere, filosofico, teologico, ascetico, pedagogico, giuridico e politico, trova ristretti gruppi di oppositori che lo tacciano di ortodossia. Fu Gregorio IX a porre fine alla polemica

Le accuse contro le sue dottrine si rinnovano poi nel 1848-49, con una vera campagna di denigrazione condotta dall’Austria e con la messa all’Indice due sue operette.


 


Rosmini non si lascia scoraggiare e anche in questi gravi avvenimenti  vede un amorosissimo disegno della Provvidenza.


 


Si ritira a Stresa, dove continua lo studio e la sua opera di scrittore di opere filosofiche, teologiche e giuridiche, circondato dall’affetto e dalla stima di tante persone che si stringevano a lui per averne guida e aiuto spirituale: tra i tanti ne ricordiamo solo uno, Alessandro Manzoni.


 


Intanto, a Roma, dal 1851 si inizia presso la Congregazione dell’Indice l’esame di tutte le sue opere: esame che si conclude nel 1854 col decreto di “dimissione”, cioè di “assoluzione” delle accuse che si facevano alle sue dottrine.


 


L’aggravarsi del mal di fegato, di cui aveva sofferto tutta la vita, lo portò alla morte il 1 luglio 1855. Sul letto di morte, aveva lasciato all’amico Alessandro Manzoni, il testamento spirituale: Adorare, Tacere, Godere.


 


Il 21 marzo 1998 si conclude felicemente la Causa di Beatificazione, voluta da Giovanni Paolo II come conferma della stima e dell’ammirazione della vita e delle opere di Antonio Rosmini da parte del Sommo  Pontefice


 


Innumerevoli ora le attestazioni di stima, affetto, ammirazione da parte del Clero ad ogni livello e da parte di moltissimi laici, del mondo culturale soprattutto, che proclamandone la santità di vita esaltano la grandezza della mente e la profonda efficacia e attualità del suo pensiero.


Ritratto di Antonio Rosmini

 
Altre Fonti:
www.rosmini.it

A cura di: Daniela Boglioni