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Il mestiere dell' ombrellaio

“Non può esistere la storia di un paese senza la storia dei suoi abitanti. Spesso accade che la vita di questi risulti strettamente intrecciata al loro mestiere; così è per il Vergante e gli ombrellai.



Gli ombrellai di Gignese e delle zone circostanti erano attivi già nel 1770. Il Vergante allora aveva un’economia assai povera e i suoi abitanti emigravano verso le pianure piemontesi e lombarde per cercare lavoro e per vendere i loro manufatti in legno e quelli in fil di ferro , come gabbie, trappole per topi, insalatiere, setacci.



Molto probabilmente alcuni di questi ambulanti s’incontrarono con altri ambulanti francesi  che, nella zona di Torino, commerciavano e riparavano ombrelli, imparando questo nuovo commercio e diventando essi stessi ombrellai. Ambulanti prima e negozianti e produttori poi.



La manodopera veniva reclutata nel primo giorno dell’anno nella piazza di Carpugnino, paese del Vergante, ove i ragazzi di appena otto anni venivano accompagnati dai genitori per “trovare padrone”. Più che ragazzi erano bambini e avevano frequentato solo un anno di scuola presso il curato, ma la miseria delle loro famiglie non permetteva di dedicare altri anni allo studio, perché la terra non bastava a sfamare tutta la famiglia; ecco quindi il mestiere dell’ombrellaio girovago divenire la possibilità di un futuro migliore.



L’apprendista entrava quasi a pieno titolo nella  famiglia dell’ombrellaio che provvedeva a lui interamente. Il ragazzino partiva col padrone verso le pianure, attraverso paesi e città grandi e piccole, gridando a gran voce “ombrela!… ombrelè!…”, imparando col tempo a vendere e riparare ombrelli. Cucire, limare, saldare, incidere il legno, incollare, tagliare stoffe erano operazioni non facili per quelle piccole mani; ma per ogni lavoro c’è un ferro custodito in una scatola faticosamente trasportata sul dorso.

Vita nomade e piena di sacrifici quella che stiamo rievocando, spesso accompagnata da freddo e

fame, dormendo dove capitava e solo qualche volta in cascine ospitali.



Dopo alcuni anni di duro tirocinio, interrotto solo dal ritorno a casa per Natale, l’apprendista ombrellaio cercava sistemazione in città presso un negozio o un laboratorio.



Queste nuove possibilità si aprivano soprattutto a Torino poiché, già nella prima metà dell’800, in quella città, ombrellai del Vergante avevano affiancato gli industriali francesi che per primi  vi avevano aperto fabbriche di ombrelli.



Imparata l’arte, il ragazzo di una volta, cresciuto e pratico del mestiere, compiva il suo dovere verso la società e la famiglia: andava soldato e poi si sposava. A questo punto poteva mettere su bottega, ancora una volta aiutato dai compaesani, e poteva chiamare accanto a sé, per essere aiutato nel lavoro, la moglie, seguita a tempo debito dai figli.


Da quelle antiche vie del lavoro, che è giusto ricordare con tutto l’affetto e il rispetto che meritano ma certamente senza alcun rimpianto, l’attività degli ombrellai si è sempre più evoluta, dando vita a un’industria che ha imparato a convivere con tecniche e mercati in continua evoluzione.”                                  L.B.


tratto da: "Museo dell'Ombrello e del Parasole di Gignese, a cura di Regione Piemonte, Comune di Gignese, Associazione Amici del Museo dell'Ombrello e del Parasole, edizione 1989."


Giovani ombrellai in un’immagine d’epoca

 
Bibliografia:
Museo dell’ombrello e del parasole di Gignese, a cura di Regione Piemonte, Comune di Gignese, Associazione Amici del Museo dell’Ombrello e del Parasole, edizione 1989.
Altre Fonti:
www.cobianchi.verbania.it
www.provincia.verbania.it
www.varesegallery.com  www.gignese.it

A cura di: Daniela Boglioni