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I massi coppellati a Carmine superiore (Cannobio)

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La descrizione dei massi coppellati è stata realizzata dagli studenti della classe II B dell’ICSMEM di Cannobio nell’ a.s. 2002-2003 nell’ambito del progetto di creazione dell’ipertesto “Viaggio virtuale a Carmine Superiore”. La descrizione è stata integrata con informazioni tratte da “Il territorio segnato “ di A. Biganzoli.
Periodo ottimale per la visita:Tutto l’anno.
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione
Tempo necessario per la visita:Carmine Superiore si raggiunge solo a piedi e la via più breve è quella che parte da Carmine Inferiore sulla strada statale tra Cannero e Cannobio e che in circa 15 minuti porta alla piccola frazione.Tra andata e ritorno e visita al paese oltre che ai massi coppellati bisogna considerare circa 2 ore.

Il nucleo medioevale di Carmine superiore

 

Coppelle su una roccia

 

Masso scavato

 
Descrizione specifica del manufatto:
I massi coppellati si trovano in una via principale di Carmine Superiore, su una roccia viva. Molte di queste rocce sono state coperte da edifici.
I massi coppellati sono delle incisioni di forma semisferica, alcune volte sono collegate fra loro da canaletti.Le coppelle nella nostra zona spesso si possono osservare sui massi erratici e
rocce emergenti.
 
Le coppelle erano ricavate mediamente percussioni con pietre dure o metalli. L’età’ di queste incisioni non è conosciuta, secondo alcuni studiosi appartengono all’età’ del bronzo e del ferro ovvero 4500-2000 anni fa.
Non esistono ancora metodi scientifici per dar loro una data precisa.
 
Sulla loro funzione ci sono molte ipotesi: alcuni studiosi dicono che potrebbero rappresentare mappe del cielo o del territorio altri affermano che vista la presenza di canaletti forse sono servite per riti religiosi.Spesso questi massi si trovano in una posizione panoramica.
Aspetti storici:
Dice il Biganzoli: “ Carmine Superiore non ha solo valenza di nucleo medioevale, questo luogo era sicuramente abitato (o almeno frequentato) parecchio tempo prima; qui è particolarmente evidente , anzi emblematica, l’equazione: nucleo medioevale = sito pre o poststorico. A determinare questa certezza è la sommità dello scoglio che ospita il paese e che emerge tra le case lungo la stretta via “principale”  che lo attraversano dalla chiesa verso ovest.
Su questa roccia si trova la più abbondante ed articolata associazione di incisioni a coppelle e canaletti del Verbano. A collegare i vari settori contribuiscono una serie di fessure ed incavi naturali, spesso oggetto di intervento correttivo artificiale “ad hoc”, che legano tutto il complesso. Nella globalità dell’incisione è evidente l’intento di destinarla allo scorrimento di liquidi che si vanno di volta in volta a raccogliere, trovandosi in coppelle e vaschette naturali, nei ripiani ai margini e verso il basso della roccia. L’utilizzo era quindi sacrificale?. Molto probabilmente l’erezione delle case (origine accertata dell’abitato; X secolo) ha coperto una notevole parte delle incisioni (vi sono coppelle visibili sulla roccia affiorante in una viuzza laterale) che
quindi doveva essere ancora più estesa di quanto oggi appaia.
Nel piccolo paese sono inoltre abbondanti le lastre di copertura dei muri che ospitano coppelle, segno probabile che altre incisioni sono state distrutte per cavarne lastre e che quindi la sommità di questa rupe doveva essere letteralmente “crivellata” da coppelle e canaletti. Molte delle coppelle sono coniche il che denuncia una tecnica di scavo con trapano litico.”
Bibliografia:

Zammaretti A. La borgata millenaria di Carmine e la monumentale chiesa di S.Gottardo alle porte di Cannobio 2° edizione Cerutti, Intra 1977

 

Zammaretti A. Cultura, storia, arte e munificenza nella toponomastica di Cannobio Novara 1988

 

Albertella E. Carmine dei miei anni giovanili 1900-1920 tipografie Cerutti, Intra 1976

 

Ferrari E. Lago Maggiore, Val Cannobina Alberti libraio editore, Intra 1985

 

Pezzani, Grillo A piedi intorno al lago Maggiore  Guide Iter
Biganzoli A. Il territorio segnato. Incisioni rupestri nel verbano. I Quaderni n. 15 Museo del Paesaggio 1998.

A cura di: Daniela Boglioni