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I pescatori professionisti: storie di tempi passati.

Gli alunni della II B (a.s. 1999-2000) dell’ ICSMEM di Cannobio hanno provato a ricostruire la vita dei pescatori di Cannobio quando pescare era ancora una professione. Quanto segue è il risultato del loro lavoro.


 


“Oggi di pescatori di professione a Cannobio non ne troviamo più. Un tempo questa nobile arte si tramandava di padre in figlio. Le famiglie dei pescatori erano: gli Zaccheo (chesc); i Branca (tanghen); i Giovannelli (biusa) e tante altre.



La vera pesca si effettuava di notte e ogni pescatore aveva la sua “riva”.


 


D’estate partivano alle 19.30, ma prima di salpare, preparavano lo spuntino della notte: pane di segale, un po’ di lardo, magari qualche fetta di salame, di gorgonzola, pesce “in carpione” e una bottiglia di vino.


 


Durante la notte si prendevano anche qualche ora di riposo ed al mattino, al primo albeggiare, erano di ritorno e le loro donne li attendevano a riva per prendere in consegna il frutto della pesca poiché i pescatori dovevano andare in porto o alla “rungia” a stendere le reti ad asciugare e a fare un po’ di pulizia alla barca.



Durante la mattina i muri delle case della zona Castello erano addobbati di reti brune stese ad asciugare e tenute tese dai piombini in corrispondenza dei sugheri per tenere a galla le reti durante la pesca.



I pescatori dormivano al pomeriggio, con molta tranquillità, perché i ragazzi andavano a scuola.



Verso le ore 18, d’estate, erano tutti sugli usci di casa con la scodella in mano a gustare la buona minestra contadina, condita di lardo, d’aglio e di tanta verdura che le mogli avevano preparato per tutta la famiglia ed a cui seguiva magari una fetta di pane di segale spalmato d’aglio.



Quando non si andava a pescare la barca era la camera da letto dei pescatori nelle afose notti estive sotto la tenda sostenuta dagli archi di legno, e il dondolio leggero prodotto dalla brezza notturna favoriva il sonno di quegli uomini bruciati dal sole, dal volto rugoso e temperamento tranquillo.”



 



 


Intervista a Arialdo Gallotti – vecchio pescatore del lago



1.      A che età a cominciato a fare il pescatore?


Ho cominciato ad accompagnare mio padre sulla barca all’età di 10 anni



 


2.      Qual era il pesce più ricercato e qual era il suo valore?


Il pesce più ricercato era il persico il cui prezzo variava in base alla vendita: preparato per frittura (filetti) o come pesce intero.



 


3.      Che tipo di barca utilizzavate?


Si utilizzava una barca a remi da pesca con tendone (borchiello). Il tendone si stendeva sugli appositi raggi, quando ci si fermava a riposare sulle rive del lago.



 


4.      Utilizzava le canne da pesca o le reti?


Solo le reti



 


5.      Di che cosa erano fatte le reti?


Le reti erano costituite di fibre di cotone e nylon



 


6.      E’ difficile pescare?


Non è difficile per una persona che ha esperienza.



 


7.      Ci sa dire cos’erano i tapet?


I tapet erano alborelle messe in salamoia con tanto sale per 24 ore. Quindi venivano pulite, lavate e messe a essiccare al sole.



I tapet venivano venduti soprattutto durante la festa della Madonna di Castello (Madonna del Rosario, nel mese di ottobre).

Barca tradizionale esposta presso il museo di storia locale di Cannero

 

Attrezzi da pesca al museo di storia locale di Cannero

 

A cura di: Daniela Boglioni