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Sezione archeologica del Museo del Paesaggio (Verbania)

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I Leponti e le necropoli di Ornavasso
I dati archeologici permettono di affermare che i Leponti, stanziati nell’area dell’odierna Ossola e del versante svizzero del Verbano, facevano parte di quel vasto raggruppamento culturale denominato civiltà di Golasecca, costituito da popolazioni che, grazie alla loro posizione geografica privilegiata di vicinanza ai valichi alpini ed alle facili vie di comunicazione fluvio-lacuali, furono importanti intermediari commerciali fra gli Etruschi ed i Celti transalpini, fino al V secolo a.C.
Le successive invasioni galliche del IV secolo a.C., portatrici della cultura di La Tène, attuarono, nel corso del III e II secolo a.C., nei territori dei Leponti, degli Insubri, dei Vertamocori e dei Cenomani graduali ma profondi processi di trasformazione; seguirono il contatto e l’influsso della civiltà romana che dall’età tardo repubblicana permea molteplici aspetti della cultura leponzia,, senza che questa perda alcuni dei suoi tratti peculiari.

Il sito di Ornavasso
Il sito di Ornavasso è certamente tra i più noti ed emblematici del territorio leponzio, per la ricchezza dei corredi, che si motiva con la collocazione strategica del centro, alla frontiera con il territorio insubre ed il passaggio dai percorsi fluviali agli itinerari terrestri verso i passi alpini.
Nel settembre 1890, in occasione dei lavori per il completamento della ferrovia Novara-Domodossola, vennero casualmente alla luce reperti archeologici in una zona posta circa un chilometro a nord dall’abitato di Ornavasso, presso il piccolo oratorio di San Bernardo.
L’intervento immediato dello studioso ornavassese Enrico Bianchetti permise il recupero degli oggetti e fu l’occasione per l’avvio di scavi sistematici, non solo in località San Bernardo, ma anche in una zona posta poco più a nord e denominata “In Persona”, nella quale, da notizie raccolte presso la popolazione locale, si seppe che erano già stati effettuati ritrovamenti di oggetti simili in passato.
Lo studioso, dopo aver definito con sondaggi le aree di interesse archeologico, si accinse agli scavi che durarono dal 1890 al 1893 e portarono alla luce due distinte necropoli.

La necropoli di S. Bernardo
La necropoli nei pressi dell’oratorio di San Bernardo è quella che testimonia le più antiche fasi di frequentazione dell’abitato di Ornavasso.
In essa furono rinvenute nell’ultimo decennio dell’Ottocento 165 sepolture. Le indagini furono successivamente riprese nel 1941 e nel 1952 a cura della Soprintendenza alle Antichità del Piemonte, prima all’interno dell’oratorio stesso ed in seguito ad oriente dell’area scavata da Bianchetti, in una zona dove allora non si era potuto intervenire per la presenza di un vigneto.
Queste due campagne permisero il recupero di altre 16 tombe.
Il complesso delle sepolture si data tra la seconda metà del II e la metà del I secolo a.C.

Le tipologie tombali
Le tombe rinvenute non presentano aspetto monumentale, ma sono semplici fosse.
Non si riscontra dunque ricerca di monumentalità e ciò è ribadito dall’assenza sia di segnacoli fuori terra che di strutture di recinzione e delimitazione delle aree tombali. Il luogo di sepoltura doveva essere individuato solo dai tumuli, evidenziati dal sistema di copertura delle fosse, ottenuto con lastroni di pietra sovrapposti, mentre il fondo delle tombe, al contrario delle pareti, non era mai lastricato.

Il rito funerario
Il rito praticato per tutte le sepolture era l’inumazione a differenza delle confinanti popolazioni celtiche di pianura, gli Insubri, che in età coeva adottavano ormai la cremazione.

I corredi come indicatori sociali
I corredi rinvenuti si presentano con una notevole varietà, in relazione alla consistenza numerica ed al pregio dei materiali in essi contenuti. In particolare troviamo, quali elementi di distinzione all’interno dei corredi ricchi,i servizi di vasellame in bronzo da banchetto (per la mescita del vino e per le abluzioni), le coppe d’argento, le parures d’ornamento in argento. Mentre nei corredi più modesti, gli attrezzi di lavoro (cesoie, falcetti, scuri, fusaiole) contraddistinguono i diversi ruoli che i defunti avevano ricoperto all’interno della società.

Lo sfruttamento delle risorse: gli attrezzi da lavoro
L’area pedemontana, fittamente occupata anche nell’antichità da zone boschive, e la disposizione di attrezzi in ferro quali scuri, accette e falcetti in corredi prevalentemente maschili, evidenziano come il popolo leponzio fosse dedito allo sfruttamento del legname, prezioso materiale da ardere e da costruzione, accanto alla pastorizia – cesoie da tosatura, rasoi per conciare le pelli – a cui si lega la tradizionale attività muliebre della tessitura.
Il segno più diffuso è la presenza in quasi tutte le tombe femminili delle fusaiole, oggetti generalmente cilindrici forati, atti a fermare il fuso probabilmente in materiale ligneo, e che a San Bernardo sono per lo più realizzate in pietra, a fronte di un minor numero in terraccotta.

Lo sfruttamento delle risorse: la vite
Accanto allo sfruttamento dei boschi, un ruolo fondamentale rivestì l’agricoltura e soprattutto la coltivazione della vite, secondo il sistema che Plinio definisce arbustum gallicum, a sostegno vivo, sconosciuto ai Romani e praticato in Cisalpina appunto dalle popolazioni di origine celtica.
Cesoie, falcetti, coltelli dei corredi ornavassesi sono da riferire alle attività connesse con la coltura della vite, ma soprattutto il contenitore vinario, divenuto emblema della ceramica dei Leponti ed Insubri, il vaso trottola, con la sua forma schiacciata e con imboccatura piccola, era adatto ad un consumo familiare di vino locale, ricco di tannino e che necessitava di ossigenazione. La conservazione di maggiori quantitativi di vino era affidata a grandi botti in legno.

La moneta in tomba
Delle sepolture dell’area di San Bernardo più del 40% ha restituito, tra gli oggetti di corredo, alcune
monete. Tradizionalmente si ricollega il fenomeno della credenza, greca e centro italica, del pagamento di un obolo al traghettatore dell’aldilà, Caronte. Le motivazioni reali sottese ad un uso tanto diffuso all’interno di una popolazione alpina sfuggono, se non nell’ambito generico di una credenza di vita ultraterrena che richiedeva la presenza in tomba, accanto agli altri oggetti di vita quotidiana ed ai simboli dello Status del defunto, della moneta.

L’armamento leponzio
L’arte della guerra fu generalmente praticata dai Leponti della fase più antica delle necropoli di Ornavasso: i corredi maschili, dalla seconda metà del II per tutto il I secolo a.C., appaiono caratterizzati dalla presenza della panoplia militare, il cui elemento fondamentale era, come descrive il geografo greco Strabone “una lunga spada, che sospendono al fianco destro”.
L’attività militare dei Celti, cavalieri e fanti, é infatti spesso ricordata dalle fonti classiche che li menzionano, come mercenari al servizio dei Romani o di altri popoli.
I guerrieri sepolti a San Bernardo si segnalano anche per la ricchezza di elementi,quali il vasellame bronzeo relativo alle abluzioni del simposio: brocche, mestoli, padelle e situle, indicatori, a fianco della ceramica a vernice nera, di intensi rapporti commerciali con l’Italia padana ed etrusca.

L’ornamento: le fibule
Il più tipico elemento del costume dei Leponti di Ornavasso è la grande fibula con lunga molla, impiegata per trattenere sulla spalla un indumento, che si può immaginare come un mantello a conferma delle indicazioni derivate dai testi classici a proposito dell’abbigliamento dei Celti.
Accanto alle grandi fibule, che per la ricorrenza in questo sito sono state definite “tipo Ornavasso”, sono attestati altri tipi diversi, tra i quali si segnalano,oltre alle più semplici e comuni fibule in bronzo con arco laminare, raffinati esemplari in argento ed arpa, decorati sull’arco da minuscoli melograni.

L’ornamento: bracciali, anelli e collane
Le notazioni degli autori classici che sottolineano il gusto smodato delle popolazioni celtiche per l’ornamento (Strabone, Geografia, IV, 4, 5), ben si adattano agli antichi Leponti, che, in base a quanto si osserva nei corredi del sepolcreto di San Bernardo, usavano adornarsi con molti monili, realizzati prevalentemente in argento.
Oltre ai bracciali si osservano diversi tipi di anelli. Numerosi sono quelli a castone ornati da gemme intagliate pregiati oggetti di importazione dal mondo romano italico.
Un gruppo di monili di gusto schiettamente celtico sono invece i bracciali ed i vaghi di collana in pasta vitrea, spesso contraddistinti da singolari decorazioni policrome, che si pensa avessero anche funzione di amuleti.

Dalla necropoli di San Bernardo a “In Persona”
Nella seconda metà del I secolo a.C. si assiste al progressivo abbandono dell’area funeraria di S. Bernardo a favore di una nuova necropoli in località In Persona, ubicata più ad occidente alle pendici meridionali del rilievo del Teglia. Essa diventa nell’ultimo venticinquennio del secolo l’unico riferimento per la comunità di Ornavasso.
La pacificazione dei popoli Alpini operata da Augusto costituisce il momento della definitiva romanizzazione di questi gruppi periferici ben evidente nella dotazione della suppellettile funeraria che conserva solo alcuni elementi della tradizione locale quale l’uso della grande fibula da mantello mentre scompaiono quasi del tutto le armi come simbolo di qualificazione sociale.
L’introduzione del rito della cremazione e la composizione dei corredi di I secolo d.C. della necropoli In Persona sono indicativi di una completa integrazione.

La necropoli “In Persona”
La necropoli rinvenuta in località “In Persona” si configura dal punto di vista cronologico come la naturale prosecuzione della precedente necropoli. La distribuzione delle tombe suggerisce un utilizzo pianificato dell’area sepolcrale, poiché le tombe paiono accostate a gruppi delimitati da muretti divisori di cui furono rinvenuti alcuni resti,
Il rito prevalente è ancora quello tradizionale dei Leponti, l’inumazione, ma fanno sporadica comparsa dalla fine del I secolo a.C. sepolture ad incinerazione indiretta e, soprattutto dalla fine del I secolo a.C., coincidente con la fase più tarda di frequentazione della necropoli, ad incinerazione diretta, rituale tipico dei Romani.

I segni del cambiamento: l’armamento
Il progressivo inserimento nella realtà politica dell’Impero romano segna notevoli cambiamenti nei corredi di armati della necropoli di Persona.
Nelle tombe più antiche si osserva ancora la presenza di spade, di tipologia differente rispetto alle più antiche e coincidenti con il gladium dei Romani. La scomparsa delle spade dalle tombe di età romana, con ogni probabilità per il venire meno della necessità di presidiare i confini, si determina con l’inserimento dell’Ossola nell’organizzazione militare imperiale.
Al contrario nella necropoli di Persona si fanno più numerose le lance, impiegate nella caccia oltre che nella guerra e presenti anche in tombe del pieno I secolo d.C., ed anche l’unico umbone di scudo attestato ad Ornavasso proviene da questo sepolcreto.

Tradizione ed innovazione: il costume
Anche in età romana i Leponti di Ornavasso mantengono l’uso di ornarsi di svariati monili.
Accanto alcune forme tradizionali continuano ad essere usate nel corso del I secolo d.C., quali in particolare le grandi fibule tipo “Ornavasso” ed i bracciali in argento, si affermano nuove tipologie. Tra le fibule di piccole dimensioni prevalgono i tipi a cerniera, detti Aucissa, dal nome di uno dei produttori che ebbero successo in special modo presso le popolazioni alpine.
Numerosi infine sono gli anelli a sigillo decorati da pietre dure, soprattutto corniole, ma anche diaspri e calcedoni, intagliati con motivi svariati (animali, divinità, iscrizioni beneauguranti).

I segni del cambiamento: la produzione ceramica
I regni degli imperatori Augusto e Tiberio costituiscono per i Leponti che seppellirono i loro morti a Persona, l’acme dell’integrazione culturale col mondo romano, sempre più favorita dall’incrementarsi dei contatti commerciali a medio e lungo raggio. Indicatore privilegiato del fenomeno è la ceramica, che costituisce i sevizi della mensa dei vivi, e nei corredi, del banchetto ultraterreno. Permane la presenza della vernice nera, abbondante e variata nelle forme nei corredi di San Bernardo, ora attestata principalmente dalla grande patera (= piatto di portata).
Di gusto prettamente romano sono coppette e bicchieri a pareti sottili, di cui alcune manifatture dovevano essere attive nel comprensorio del Ticino, ed i servizi in terra sigillata, frutto di intensi traffici padani ed alto adriatici. Questo tipico vasellame con vernice rosso corallina è presente in gran quantità nei corredi leponti, soprattutto con prodotti dei raffinati ateliers aretini.

I segni del cambiamento: i profumi nel rituale funerario
La presenza di un considerevole numero di balsamari in argilla, e soprattutto in vetro, nei corredi di Persona è un’ulteriore conferma dell’acquisizione di modelli culturali estranei al mondo celtico: ben radicato nella società romana era l’uso di cospargersi il corpo di oli ed unguenti, importati dall’Oriente, e profumare abbondantemente gli indumenti.
Se quindi i balsamari di Persona, per lo più a corpo tubolare o sferico, attestano un avvenuto cambiamento culturale della sfera cultuale e del gusto, rivelano, unitamente all’alta frequenza riscontrata nelle necropoli delle aree settentrionali del Verbano, la presenza, talora confermata da ritrovamenti archeologici, di vetrerie sorte lungo la direttrice del Ticino e del lago Maggiore, in luoghi di facile reperimento della materia prima, le bianche e fini sabbie fluviali ticiniensi decantate anche da Plinio il Vecchio.

I commerci nella fase più antica
Il vasellame bronzeo, che nelle società antiche mediterranee rappresentò sempre un prodotto di lusso utilizzato dalle classi elitarie nei servizi simposiaci, già oggetto di commercio nell’ambito della cultura di Golasecca tra Etruschi e Oltralpe in VII e VI secolo a.C., è ancora una delle principali voci commerciali nella società Leponzia dal II secolo a.C. fino all’età tardo-repubblicana.
Sempre espressione dello status sociale del ceto guerriero di Ornavasso, ma presente anche in ricche tombe femminili, è il servizio in cui si distingue l’associazione brocca-padella, per le abluzioni connesse al banchetto, mentre più strettamente relativi alla mescita ed al consumo del vino sono le grandi situle, un esemplare di bacile con attacchi a foglia di vite, i simpula, mestoli a manico orizzontale o verticale, le brocche ed i boccali.

A cura di: Boglioni Daniela