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Parco Val Grande

Il Parco della Val Grande, l’area selvaggia più estesa d’italia, è situato tra le montagne dell’Ossola e il Lago Maggiore.La riserva naturale conserva un notevole patrimonio naturalistico e storico.


 


La zona del Parco si raggiunge in auto secondo le seguenti indicazioni.


Per raggiungere la zona si possono utilizzare le autostrade A8 da Milano e A26 da Genova e Torino fino a Gravellona Toce.


Raggiungono inoltre il Parco: la superstrada dell’Ossola da Gravellona Toce al Sempione  e la S.S. 34 da Cannobio. Diverse strade, talora anche non asfaltate, portano poi ai punti di partenza per itinerari escursionistici in Val Grande.


 

Periodo ottimale per la visita:Estate.
Descrizione

L’alpe Straolgio

 

Val Portaiola.

 

Il torrente tra Pogallo e L’Alpe Pian di Boit

 
Descrizione Specifica del luogo:
Il Parco Nazionale della Val Grande, istituito nel 1992, si estende nel cuore della provincia del Verbano Cusio Ossola, E’ l'area selvaggia più vasta d'ltalia dove, dopo l’abbandono da parte dell’uomo, la natura sta lentamente recuperando i suoi spazi. La Val Grande è anche la storia di una civiltà montanara narrata dai luoghi e dalla gente dei paesi che circondano. Percorrendo i sentieri della Val Grande si possono scoprire i segni lasciati dall'uomo nei secoli passati quando la valle era meta di pastori e boscaioli, tracce di una vita faticosa e povera che suscita interesse  per la capacità di adattarsi a un territorio tanto impervio. Il Parco è povero di ricoveri escursionistici. Pochi e con limitato numero di posti-letto, i ricoveri sono in molti casi spartani, realizzati recuperando vecchie baite, perfettamente inserite nell’ambiente naturale della valle. In alcuni casi addirittura sono baite non ristrutturate, utili solo per il ricovero d’emergenza.   Si consiglia sempre di telefonare agli Enti o Associazioni proprietari dei rifugi e bivacchi, per assicurarsi dell’effettiva disponibilità e dei posti-letto. I ricoveri si dividono in rifugi alpini e bivacchi I rifugi alpini sono strutture custodite, dotate di materassi e coperte e con possibilità di vitto a cura del gestore, la loro apertura non è assicurata durante l’intero arco dell’anno. I  bivacchi ovvero strutture non custodite sempre aperte, disponibili per il ricovero di emergenza degli escursionisti. Tutti i bivacchi dell’Ente Parco sono dotati di stufa a legna per il riscaldamento e la cottura dei cibi. E’ necessario dotarsi di sacco a pelo per la notte, di cibo e, dove non presente, di acqua(la disponibilità d’acqua, dipendendo dalla portata delle sorgenti, non è sempre garantita). Nel Parco esistono tre centri visita (Centro Informazioni di Malesco , Centro Visita "La foresta e l'uomo" - Rovegro -San Bernardino Verbano, Centro Visita "Animali della notte" – Intragna, Centro Visita "Le rocce raccontano" - Premosello Chiovenda) e un centro informazioni, ubicati in corrispondenza dei principali punti di accesso all’area protetta. Ogni centro visita è caratterizzato dall'approfondimento di un determinato tema, messo in relazione ad alcune peculiarità del territorio. I centri sono aperti al pubblico durante i mesi estivi. In tutti è possibile richiedere informazioni sul Parco e sulle attività in corso. La presenza di habitat e di animali inseriti negli elenchi di protezione a livello comunitario fanno della Val Grande anche un importante luogo di studio. L'attuale scarsissima antropizzazione della zona, ne fa un ideale laboratorio naturale dove approfondire la conoscenza dell'evoluzione naturale della vegetazione e delle comunità animali dopo l’abbandono da parte dell’uomo. Tra le specie di  uccelli protetti che vivono in Val Grande  ci sono l'aquila reale, il falco pellegrino, il gallo forcello, il francolino di monte e il gufo reale. Degne di nota sono anche le diverse specie di picchi, fra cui il picchio nero, e alcuni Passeriformi come il luì bianco e l’averla piccola. Gli erbivori che si possono incontrare nel Parco il camoscio e il capriolo. Volpe, faina, martora, tasso e donnola sono i rappresentanti più significativi tra i carnivori. Nei boschi abitano numerosi piccoli mammiferi: ghiri e topi selvatici. Nei torrenti le specie più rappresentative sono la trota fario e lo scazzone accompagnate dai numerosi macroinvertebrati che ne costituiscono la dieta. Non è raro l’incontro con due specie di uccelli che frequentano i grossi massi e le rive acciottolate: il merlo acquaiolo e la ballerina gialla. La Val Grande è spesso conosciuta per la presenza della vipere, infatti questi rettili prediligono gli ambienti poco frequentati dall’uomo e trovano pertanto nelle aree più selvagge del Parco l’habitat adatto. Specie di rilievo si ritrovano anche tra gli insetti, in particolare tra i coleotteri: il Carabus lepontinus vive esclusivamente sulle pendici del Monte Zeda (specie endemica), mentre la Rosalia alpina, I'Osmoderna eremita e lo Gnorimus variabilis sono compresi negli elenchi delle specie strettamente protette a livello europeo. La ricchezza della vegetazione e la varietà delle fioriture, grazie all'influenza termica del lago Maggiore, costituiscono una delle attrattive maggiori del Parco. Nella bassa Val Grande predominano i boschi misti di latifoglie con prevalenza del castagno. Il faggio costituisce invece la specie arborea più diffusa dell'alta Val Grande, per lo più sui versanti umidi e meno assolati, ma anche su quelli meridionali, in conseguenza della elevata piovosità di questa zona. Alle faggete si aggiungono, seppur limitati per estensione, i boschi di conifere, le cui specie principali sono l'abete rosso e l'abete bianco. Le forre sono tra gli ambienti più significativi e sono colonizzate da tassi, ontani, tigli e aceri. Salendo di quota al bosco si sostituiscono gli arbusti; nei versanti esposti a nord e maggiormente umidi prevalgono gli alneti costituiti dall’ontano verde e da un ricco sottobosco con felci e muschi, mentre il rododendro e il mirtillo si insediano a quote generalmente superiori, lungo i crinali o gli affioramenti rocciosi e sui versanti assolati. Più in alto dominano le praterie alpine e l’ambiente a vegetazione rupestre. Le specie botaniche più interessanti sono  l'aquilegia alpina, l'arnica montana, la genziana lutea e la campanula excisa. Vicino alle zone umide di quota, come quelle che si trovano nei pressi dell’Alpe Scaredi, si possono osservare il tulipano alpino e le bianche fioriture degli eriofori Il territorio del Parco è compreso in un area di straordinario interesse geologico. Le montagne più caratteristiche della Val Grande, come il Pedum, il Proman, i Corni di Nibbio, la Cima Sasso e la Cima della Laurasca, sono costituite per esempio da rocce molto scure (anfiboliti, serpentiniti, peridotiti), verdi o nerastre, ad elevato peso specifico, estremamente dure e resistenti agli agenti atmosferici. E' una parte di quella che i geologi chiamano "Zona Ivrea-Verbano", una porzione di crosta continentale profonda, proveniente dalla zona di transizione con il mantello terrestre (quindi da profondità di circa 35-50 km) . Ma nel Parco troviamo le testimonianze del rapporto tra l'uomo e la pietra, utilizzata e lavorata fin dall'antichità come materiale da costruzione.La storia del Parco è anche strettamente legata a quella dello sfruttamento delle Cave di marmo rosa di Candoglia. 
Aspetti storici:
Su queste montagne è stata scritta una pagina importante della Resistenza italiana. Nel giugno del 1944 la Val Grande e la Val Pogallo furono teatro di aspri scontri tra le formazioni partigiane e le truppe nazifasciste. A Pogallo una lapide ricorda 17 giovani partigiani, alcuni rimasti ignoti, uccisi il 18 giugno 1944. Nell’alto Verbano le vittime del rastrellamento furono oltre duecento, con battaglie e fucilazioni che culminarono a Fondotoce con l’esecuzione di quarantatrè partigiani catturati in varie località della Val Grande.
Narrazioni:
Una testimonianza significativa da “La Marona” anno 1945 Il 13 giugno ebbe inizio il rastrellamento nella "Valgrande". Dopo qualche giorno Superti che era il comandante della mia formazione, diede il "si salvi chi può"; noi raggiungemmo la Bocchetta di Campo, e di qui ci sbandammo. In nove ci siam rifugiati in Val di Pogallo. Qui siamo rimasti per quattro giorni senza mangiare, riparandoci in qualche modo dalla pioggia. Otto di noi eran rimasti sulla Bocchetta. Il quinto giorno una pattuglia di nazisti passò sul sentiero che corre sopra la valle, ed un tedesco sceso ad attraversare il fiume ci scoprì. Ci condussero a Pogallo. Durante la strada il tedesco che ci aveva scoperti cadde nel fiume e noi con molte fatiche lo ripescammo fuori. A Pogallo un ufficiale tedesco ci diede da mangiare e da fumare e ci promise di lasciarci in vita. Il giorno successivo, alle ore 10, prepararono il plotone di esecuzione; io ero il primo e mi fecero levare le scarpe e la camicia e 6 tedeschi armati di ta-pum puntarono l’arma pronti a far fuoco; ma un fascista che conoscevo quando ero ancora borghese e con cui ero stato molto amico, mi riconobbe e si lanciò contro di me abbracciandomi. Così riuscì ad ottenere che mi salvassero la vita.Alpino Ruffo Aldo.
Bibliografia:
Sito ufficiale del Parco: www.parcovalgrande.it. Le fotografie appartengono all’archivio dell’Ente Parchi Piemonte.

A cura di: Canzian Marcella