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I contrabbandieri in Valle Cannobina


Sfrosìtt negli anni ’60


(immagine tratta dal libro di Erminio Ferrari, Contrabbandieri)



 
Narrazioni:
Essendo zona di frontiera, la Valle Cannobina è stata presidiata per tanti anni dalla Guardi di Finanza che aveva come compito principale quello di lottare contro il contrabbando praticato da molti valligiani.

Il contrabbando praticato dagli “spalloni” valligiani consisteva nel confezionare una “bricolla” di 20 o 30 kg di sigarette, di zucchero o di caffè, caricarsela in spalla e inerpicarsi sulla montagna, eludendo la vigilanza dei finanzieri.

I contrabbandieri camminavano solitamente di notte, nei boschi o sulla nuda roccia, in mezzo alla neve o lungo pericolosi canaloni.

Questa attività, che nei primi cinquanta anni del Novecento permise a molte famiglie di vivere, coinvolse praticamente tutti i paesi della valle e durò sino agli anni ’60.

Durante l’ultimo conflitto mondiale, il contrabbando si allargò a macchia d’olio e fu praticato anche da donne in giovane età.

In quel periodo si portavano in Svizzera riso, calze di nylon, mozzi di bicicletta e tantissimi altri oggetti che venivano facilmente smerciati dai contrabbandieri di oltre frontiera.

I contrabbandieri della Valle Cannobina si riunivano in gruppi e, attraverso le balze dei Gridoni d’estate o la Cola Rusa d’inverno, attraversavano la frontiera per poi raggiungere i paesi della Svizzera.

Conclusa la trattativa, ripartivano immediatamente rifacendo la strada dell’andata con bricolle d’altro tipo: sigarette, caffè, zucchero, copertoni d’automobile e altro ancora.

Purtroppo alcuni di loro hanno trovato la morte sui monti e altri sono stati feriti.

Il viaggio dei contrabbandieri era veramente molto lungo, faticoso e pericoloso.

 

Le vie della bricolla in cannobina

Finero costituiva una via maestra del contrabbando. Gli spalloni passavano il confine da “In Pluni” e la merce veniva portata attraverso la Bocchetta di Terza (1836 m) fino a Pogallo.

A Finero la caserma dei finanzieri era all’inizio del paese venendo da Creves, e in seguito davanti all’albergo Cazzaniga, lungo la provinciale sottostante la chiesa.

Anche a Cavaglio e Gurrone il contrabbando era molto difuso: vi erano due o tre squadre ciascuna di sette o otto persone e, prima della guerra, vi erano anche alcune donne.

La via dalla Svizzera all’Italia era: monti di Brissago, Arnasc, Olzeno, poi passavano il fiume Cannobino e proseguivano, sempre sulle montagne, fino a raggiungere Intra dove veniva venduta la merce.

Dall’Italia alla Svizzera generalmente il tragitto era: Olzeno, Arnasc, Catta Percadugine, poi si passava il confine e la merce veniva scaricata sui monti di Brissago.

Tutta l’operazione di trasporto durava circa una settimana e lungo il percorso i contrabbandieri stavano lontano dalle baite per paura che qualcuno li denunciasse ai finanzieri. Nel caso in cui venissero sorpresi, i malcapitati dovevano abbandonare la bricolla e fuggire.Da Spoccia uno dei percorsi principali era quello che portava dal paese a valicare le bocchette del Fornà, a più di 2000 metri, e che poi scendeva su Palagnedra attraverso la valle del Boschetto.
Bibliografia:
AAVV Conoscere la Valle Cannobina La moderna editrice, Novara 1977   AAVV Usi e costumi delle genti cannobine  La moderna editrice, Novara 1979
AAVV Luoghi non tanto comuni. Cannobio, il suo lago, la sua valle. Casale Corte Cerro 1985
Bergamaschi C. La vita quotidiana in valle Cannobina nell’ultimo secolo Alberti Editore, Verbania 1997
Ferrari E., Contrabbandieri. Uomini e bricolle tra Ossola Ticino e Vallese, Edizioni Tararà 2000.

A cura di: Daniela Boglioni