I luoghi delle rogge Borromea e degli Edifici Inferiori

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La  “Roggia Borromea” derivata dal San Giovanni e posseduta per lungo tempo dai Borromeo, venne avquistata dalla ditta Bartolomeo e Fratelli Franzosini e da Vittore Clerici per lire milanesi 54.500, con rogito 19 dicembre 1816 del notaio Giuseppe Gabardini. Le quote di diritto d’acqua furono aggiudicate su perizia 21 agosto 1816 dall’Ing. Ferdinando Re.


La “Roggia degli Edifici Inferiori”, che si dipartiva anch’essa dal san Giovanni, ma in parte alimentata dalla “Borromea”, si suddivideva in due rogge secondarie.


Anch’essa regolata da norme di utenza con rogito 8 novembren1857 di G.B. De Lorenzi che prevedevano: la nomina di due direttori, di un segretario cassiere, di un peritio mastro muratore, un camparo e di un legale per la difesa del consorzio. Come si vede, era dotata di un organico molto più complesso di quello della “Roggia Borromea”che aveva come cassiere  Carlo Aluvisetti e un camparo che regolava e sorvegliava l’uso dell’acqua da parte degli utenti.


 


Roberto Ballinari, appassionato ricercatore dei luoghi e della storia di Intra racconta:

“La scorsa primavera sono andato a vedere le condizioni attuali del famoso

“Travacone”, che attraversando il torrente ad un’altezza di circa 8 metri dal suo letto, nei pressi della Cartiera di Possaccio, portava l’acqua per il proseguimento della “Roggia Borromea”; L’acqua del “Travacone (manufatto in cemento a forma quadrata) arrivava da Ramello: in parte serviva la cartiera e in parte alimentava il “Travacone”:


Ho constatato che il manufatto è ancora in buono stato di conservazione e il letto dove proseguiva la roggia è ben visibile. Esso proseguiva fino a Righino fiancheggiando le case soprastanti, fino all’attuale parcheggio auto, di fronte all’osteria Binda ora Bar Tony.


La roggia proseguiva, quindi il suo corso  in via Opifici, ora via Muller, servendo la “Moletta” (maglio di ferro e rame e ferri da taglio), la filatura “Pirinoli”, che divenne il cappellificio “Albertini” (1817).


Sull’antica Via Opifici, la roggia serviva anche lo stabilimento “Fratelli Taglioni”, che nel 1895 divenne “Cotonificio di Trobaso”, che confluì, poi, nella “Cucirini Cantoni Coats” che aveva tre  stabilimenti: al Maglio di Via Muller, a Renco e a Selasca (Molinari).


Dopo il cappellificio Albertini, nei pressi delle case Rosse, la roggia aveva una chiusa per regolare l’acqua, quando era in esubero: Essa veniva, tramite incanalatura, scaricata nella roggia che nasceva appena sopra il ponte che noi chiamiamo “del tram”, alla “Casascia”, verso Possaccio.


La roggia originaria proseguiva dalle Case Rosse verso il cotonificio costruito dai Müller nel 1842, che divenne “Locarni e Calderara” e nel 1895 assunse la denominazione di “Cotonificio di Trobaso” di proprietà dell’Ing. Muggiani ed, infine, confluì nell’ Unione Manifatture.

La seconda roggia nasce,  come detto sopra, alla “Casascia” (sotto la prima arcata del ponte si vede ancora parte del letto nel quale scorreva): Da quel momento le rogge diventano due e questa, scendendo serviva molti orti prima di arrivare alla “Filatura

Cobianchi”, poi “Cappellificio Zanetto” ed, infine, l’”Edilceramica”,


Una derivazione della “Roggia Borromea” alimentava la Nuova Filatura  Müller (1808), la prima filatura meccanica d’Italia. che  venne costruita nell’antico ”monastero Intrese”, i cui resti, sono conglobati nella “Famiglia Studenti – Chiostro”  e nei cui pressi esisteva l’ospedale intrese “dei pellegrini” (1298-1595). Vicino gli sorgeva una chiesetta dedicata a S.Antonio abate. Nel 1500, vicino alla chiesetta, sorgerà un monastero di agostiniane: l’ospedale diventerà la foresteria del monastero.


Dopo l’Unione Manifatture, fino alla tintoria intrese le due rogge si riunivano in una sola; in via dei Tintori. Nei pressi della Tintoria Intrese, le rogge diventavano ancora due con il nome di “Rogge degli Edifici Inferiori”. Ecco il loro percorso: quella di destra tra la Tintoria Intrese e la casa del Geom. Gino Lancia, scendeva parallela all’altra deviando tra il Pedretti (materiale edile) e i vecchi caseggiati, per attraversare, poi, Corso Cobianchi, entrando nell’attuale n. 39, di fronte al caseggiato (ora condominio Ranzoni) dove c’era l’esattoria e la fabbrica del Brenna che produceva manici di ombrelli, attaccapanni e altre lavorazioni in legno. Dopo un breve percorso entrava nel giardino delle suore salesiane dove si trovava un grande lavatoio e, proseguendo il suo percorso, la roggia serviva il pastificio Francioli che si trovava tra la casa del Dolce e la Farmacia Pretti;  lungo per la via Baiettini serviva la sostra dei Besozzi, ora Osteria della Sostra, di fronte alla ferramenta Nizzola (ora chiusa), poi scendeva fino all’incrcocio di via Cantova e Vicolo del Molino.

Gli  anziani si ricordiamo il ponticello e la roggia che passava a cielo aperto che  proseguiva lungo il Vicolo del Molino di fronte all’Osteria del Sassin dove una volta c’era il mulino di proprietà Uccelli.  Si dice che gli ulrimi proprietari di questo mulino fossero i genitori di Piero Angela, il giornalista presentatore di documentari

scientifici televisivi.


Dopo un lavatoio,  la roggia proseguiva fino al “Boeucc” (il buco): in quel cortile dove c’era il negozio del Soffritti (articoli per la pesca). Infine, la roggia, proseguendo il suo corso, si gettava nel lago a fianco della tettoia dell’imbarcadero (ai Rungiett).


La roggia di sinistra serviva il mulino A. Scavini, la conceria  C. Scavini assorbiti poi dalla conceria Nicolini, serviva anche la segheria Righetti, nel luogo ove ora sorge la  CA.RI.PLO (ora Banca Intesa).


Essa proseguiva per il lavatoio di corso Cobianchi , serviva, poi il mulino dei Fasana che aveva una  ruota  così grande da essere chiamata “ul rudun”, in via Simonetta.


 Subito dopo  dopo “ul rudun” la roggia deviava di 90 gradi, serviva l’oleificio Fasana, passava alla chiesa di San Rocco fino in via Canto per, poi,  gettarsi nel lago, come la sorella, ai “Rungiett”.


 


Dal Travacun si vede il getto della roggia Cobianchi proveniente da Ramello. In passato proseguiva attraversando il ponte e da quel punto diventava roggia Borromea.

 

L'attraversamento della roggia Borromea da Verbania Possaccio a Trobaso avveniva su un ponte,(prima di legno poi di cemento). Era chiamato Travacun.

 

Il ponte quando era in legno.

 

L'alveo,ormai interrato e asciutto della roggia Borromea.

 
Bibliografia:
Archivio storico di Roberto Ballinari - Verbania

A cura di: Carlo Ramoni