Il salicone

Le zone centrali del percorso del torrente S.Bernardino, umide e ricchissime di vegetazione (in alcuni punti addirittura impenetrabile), contrastano con la secchezza dei versanti rivolti a sud dove si risente del clima insubrico del Lago Maggiore. Le profonde forre (fossati ripidi e scoscesi prodotti dall’erosione delle acque), caratterizzano gran parte del corso del torrente e dei suoi affluenti. Lungo questi pendii si sono insediate  diverse specie vegetali, caratteristiche di luoghi umidi e ombrosi, tra cui il salicone.

Periodo ottimale per la visita:Tutto l'anno
Tasso di difficoltàTuristico
Descrizione

Il salicone.

 
Descrizione specifica del manufatto:

Il salicone si presenta sotto forma di arbusto, ramificato fin dalla base, con la chioma rada, sorretta da una grande quantità di rami esili, dapprima  ricoperti di peluria, e da adulto lisci. La corteccia presenta fessure orizzontali, è sottile e non molto ruvida. Raggiunge al massimo 10 metri. Le foglie sono caduche, semplici, provviste di un breve picciolo. Sono di forma larga e ovoidale con il bordo seghettato. La pagina inferiore è leggermente pelosa e di color bianco-argento, mentre la pagina superiore è grigio-verde. Il salicone fiorisce presto e i suoi fiori forniscono alle api sia il polline sia il polline, sia il nettare. Colonizza i terreni abbandonati e umidi. La corteccia contiene tannino e salicina, usata nell’industria farmaceutica. Oggi poco usato, questo legno leggero era usato per le mollette da bucato, per denti da forca e manici d’accetta. Il salicone è assai noto nell’Europa settentrionale per i suoi dorati amenti maschili che vengono usati a scopo ornamentale e la domenica delle Palme, per decorare le chiese. Nelle nostre zone, questa usanza non è diffusa essendo l’olivo la pianta tradizionale di questa ricorrenza. Gli amenti femminili sono meno appariscenti, ma la loro superficie liscia e serica (come seta), ha fatto loro attribuire il nome popolare di “gattini”.

Aspetti storici:
Da almeno sei secoli, nel bacino imbrifero del torrente San Bernardino, come negli altri corsi d’acqua di rilievo dell’alto Novarese, veniva praticata la flottazione del legname in precedenza ridotto in borre e borretti  fino alla foce, a lato di Intra. I tronchi tagliati e marchiati venivano fatti scivolare nel letto del torrente; qui venivano ammucchiati in attesa che la piena naturale o provocata da dighe, li trasportasse a valle. Il commercio del legname costituiva la più vasta attività del porto di Intra, con ramificazioni estese  su tutto il bacino del Lago Maggiore. I più importanti notai, avvocati, medici, sindaci e consiglieri possedevano capitali impegnati nel commercio del legname e del carbone.La flottazione  ebbe termine, con l’avvento delle rogge che convogliavano l’acqua necessaria a fornire l’energia idraulica per le macchine delle prime industrie tessili del Verbano. Siccome il metodo della flottazione provocava danni alle prese d’acqua delle rogge ed agli argini, fu abolito.
Bibliografia:

1.   Teresio V.

Val grande ultimo paradiso Alberti libraio editore, Verbania 1987

2. Ferraioli E. , Pozzi G.

Atlante degli alberi d'Italia. Le guide airone      Editoriale Giorgio   Mondatori,1987

3.Selezione dal Reader’ Digest. Biblioteca per chi ama la natura

Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia.

Edizioni Reader’Digest , Milano 1983

A cura di: Ramoni Carlo