Il torrente San Giovanni

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Il torrente San Giovanni, che nell’ultimo tratto scorre parallelamente al torrente San Bernardino, ha avuto una importanza notevole nello sviluppo di Intra, la località del comune di Verbania così denominata proprio perché posta “intra dua flumina”, tra i due fiumi. Nonostante la portata media modesta, ha da un lato costituito una fonte di energia per lo sviluppo della città e dall’altro è stato interessato da numerosi episodi di piena, non ultimo quello che ha provocato il crollo dell’antico ponte secentesco che, quasi in prossimità dello sbocco del fiume nel lago Maggiore,  era parte integrante dell’antica strada che portava verso il Canton Ticino.
Periodo ottimale per la visita:tutto l’anno.

Verbania Intra: la foce del torrente San Giovanni.

 

Verbania Intra: un tratto del torrente San Giovanni. Sullo sfondo la passerella che sostituisce l'antico ponte distrutto da un'alluvione.

 
Descrizione Specifica del luogo:
Il bacino idrografico del torrente san Giovanni copre una superficie di circa 60 chilometri quadrati che si sviluppano tra il monte Zeda, alle cui pendici ha origine il fiume, la Valle Intrasca e l’abitato di Intra. Durante la sua discesa verso il lago Maggiore raccolgie le acque del rio Belmi, del rio Scarnasca, del rio Nivia e del rio Ganna .
Aspetti storici:
In passato sono state numerose le attività che hanno utilizzato le acque del San Giovanni come fonte di energia o per scopi industriali.
LE RESEGHE:

Queste industrie erano delle segherie, che servivano al taglio del legno;  anticamente venivano usati opifici idraulici e, più’ tardi, nei primi decenni del XX secolo, si passò ai macchinari elettrici. Nella nostra zona esistevano molte segherie, soprattutto legate alla flottazione del legname, che lavoravano il legno non solo della Valle Intasca e della Val Grande, ma anche quello della Svizzera e dell’Ossola.
Le RESEGHE nel XVII secolo erano di  proprietà’ dei Borromeo, mentre successivamente divennero proprietà’ di Giuseppe Franzosini; non divennero mai  proprietà’ comunale bensì  rimasero sempre in mano a privati o confraternite religiose.
 
LE SBIANCHE:
Furono le prime attività’ industriali di Intra.

Si svilupparono agli inizi del XVIII secolo. Le tele, provenienti principalmente dalla Svizzera e dalla Germania, venivano immerse nell’acqua del fiume San Bernardino con l’aggiunta di un po’ di calce e di un po’ di cenere; perciò venivano riposte nei tinacchi a macerare e, trascorso il tempo necessario, si procedeva a rilavarle.
Erano tutte operazioni manuali, che davano lavoro a molte persone, ogni sbianca necessitava di un edificio adibito a biancheria, un grande prato esposto al sole, un torchio e dell’acqua corrente fornita da una roggia o da un fiume. Le acque del San Bernardino erano più’ ricche di sostanze sbiancanti rispetto a quelle del San Giovanni. I fondatori di queste attività’ furono i Borromeo che nel 1816 le cedettero a LORENZO COBIANCHI; infatti si deve a lui la costruzione del torchio per ammorbidire e lisciare i tessuti.
 
I MULINI:

Erano costruzioni che servivano per macinare il frumento sfruttando la forza dell’acqua corrente dei fiumi. Nella zona di Intra ne esistevano due.

Alcuni mulini erano proprietà’ del comune, altri ancora dei privati, ad Intra i “borghesi estrinseci” possedevano: quelli di Intra, del Plusc, di Possaccio, che rimasero attivi fino agli anni quaranta.

 

I MAGLI:

Erano “possenti martelli delle ferriere, che agivano verticalmente, un tempo con motore idraulico poi a vapore o elettrico per massellare i metalli”. Sono attività’ proto-industriali, nate nel territorio intrese tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Questa attività’ fu sostituita dalle fonderie dotate di tecnologie più’ moderne.
 

Narrazioni:
Anticamente il S. Giovanni era denominato "l'altro fiume" , Con riferimento al S. Bernardino chiamato FLUMEN MAGNUM.
L'attuale nome gli deriva dall'oratorio di S. Giovanni, ora distrutto, che era stato costruito sulle sue rive, verso il lago, nel corso del XVI secolo.
Un tempo le sue acque erano considerate molto nocive per chi vi si bagnava e causa di molti malanni. Al contrario, il fiume a ponente, il S. Bernardino, che sorgeva sulla sponda pallanzese, aveva acque salubri, soprattutto per curare ulcere e ferite sulle gambe.
I  sassi raccolti nel S. Giovanni erano ritenuti la causa dell'umidità delle pareti delle case, i sassi "piangevano" nel ricordo del martirio del battezzatore, così raccontano gli anziani di Intra.Il S. Giovanni sfocia nel lago Maggiore tra la sede della società Canottieri e il parco Cavallotti.
Bibliografia:
FRIGERIO L., Archeologia industriale di Verbania, Alberti Libraio, Editore Intra, 1988.

A cura di: Vicari